giovedì 11 settembre 2008

Fenomenologia di Franco Cordero

Vorrei parlare di Franco Cordero.
Cordero è, prima di tutto, fine giurista, ma anche erudito scrittore di saggi e romanzi (mea culpa, non ho letto niente di suo fuorché i suoi editoriali su Rep: mi riprometto al più presto di colmare la lacuna).
Dopo la lettura di un suo editoriale si dànno due casi.
Il primo: ti senti uno stupido, stordito dalle decine di citazioni dal latino, annichilito dallo stile involuto, ferito nell'orgoglio per non aver capito almeno metà della storia.
Il secondo: provi la sensazione di essere davanti a qualcuno che scrive per davvero, magari hai messo mano qualche volta al dizionario (Cordero ti ci ha finalmente costretto), hai riletto l'articolo tre volte e ogni volta hai trovato la chiave per comprendere questa frase o quella citazione.
Mi riferisco qui solo allo stile, ché se si parlasse anche del contenuto - e cioè tipicamente le scorribande giuridiche del "Signor B.", altrimenti detto "Caimano" - il discorso si farebbe ancor più complicato.
Insomma: Cordero divide i lettori, lo si può facilmente immaginare.

Personalmente ricado nel caso numero due: leggere un suo editoriale mi ha costretto a ragionare, a rileggere e a cercare un dizionario, cosa rara di questi tempi.
Vorrei che Franco Cordero si leggesse più spesso.
Vorrei che il nostro amato Direttore gli dèsse più occasioni: che Cordero scriva dello stato attuale della scuola e della cultura in Italia, ad esempio; avrebbe l'altezza morale e la maestrìa stilistica per farlo e deliziare - una volta tanto - i lettori di Rep, di cui evidentemente non si ha elevata stima.

Cordero è comparso il 22 luglio con un fondo a dir poco meraviglioso, "La quiete del manovratore" (lo trovate qui), sull'immunità alle figure istituzionali di cui a lungo si discuteva in quei giorni. Poi più nulla.
D'accordo, le vacanze.
Quanto ancora dovremo aspettare?

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