Oggi con Repubblica numero speciale di XL in omaggio.
Ed è tutto dedicato ad Andrea Pazienza!
Sono vent'anni (venti, sic!) che Paz ci ha lasciato.
Io vent'anni fa manco sapevo chi fosse Paz: avevo 14 anni e leggevo Topolino: figuriamoci se potevo sapere dell'esistenza di Frigidaire, del Male o del Cannibale, tsè.
Paz me lo fece scoprire il mio fidanzato dei tempi dell'Università, a metà degli anni novanta.
Lui, appassionato di fumetti del genere colto - per dire: detestava Manara, Bonelli e gli italiani in genere - leggeva soprattutto i francesi e gli argentini, tipo Munoz e Sampayo, Moebius.
Io lo guardavo come si guarda a un dio, e nel frattempo imparavo tutto, curiosa come sono.
L'unico italiano che salvava era Pazienza; aveva gli albi di Pompeo e di Zanardi. Il primo che mi passò fu proprio Pompeo. L'impatto con il tratto e la storia per me fu violentissimo, e forse era proprio quello che Paz cercava.
Da allora ho letto tutto quello che ho trovato di lui, da "Francesco Stella" a "Visca", passando per "Una estate" che per me rimane la storia più bella, così intrisa di nostalgia per i luoghi dell'infanzia, le vacanze interminabili al mare e le pennichelle pomeridiane obbligatorie.
Paz l'ho incasellato come un adorabile stronzo: chissà che faceva passare alle sue donne, che lo avranno adorato come un dio greco.
Ricordo certe strisce che aveva dedicato a Vincino per la nascita della figlia. Paz giocava sul nome da dare alla "Pupa", enumerando una serie di combinazioni esilaranti che potessero funzionare con il terronissimo cognome "Gallo".
E tutte le storie partigiane con il terribile Pert!
Che tristezza scoprire che molti non lo conoscono.
L., ad esempio, al quale da stamattina cerco di spiegare chi sia, cosa abbia fatto e soprattutto cosa Paz rappresenti.
Ma niente. Troppo giovane forse. Macchè.
Solo troppo ignorante.
Fare per fermare il declino
2 settimane fa
Nessun commento:
Posta un commento